LightWork Cafè #2 : Intervista al regista Luca Canale Brucculeri
Classe 1987, attore, scrittore, regista e sceneggiatore: adora creare, sognare, mangiare, cucinare e, per rilassarsi, scattare fotografie. Ama il sushi, i cibi etnici e ovviamente il cinema.
Quando hai scoperto la passione per il cinema?
La passione è nata fin da quando ero piccolo: amavo guardare i film “da grandi”, quelli con sparatorie, inseguimenti, buoni e cattivi; ma amavo ancora di più scoprirne i trucchi, aspettare che passasse in TV qualche documentario sulla realizzazione di un film: dagli effetti speciali, ai costumi, alla costruzione delle scenografie fino all’uscita in sala. Sono cresciuto così: sognando!
Cosa pensi del panorama cinematografico italiano, c’è spazio per i nuovi talenti?
Non ne sono sicuro, la voglia c’è ma solo a livello underground, nel panorama indipendente e dei film lowbudget. Per le grandi produzioni non c’è spazio per i nuovi talenti e le nuove idee. Al momento, al cinema italiano va bene così; spero che la situazione possa cambiare molto presto anche perché gli apprezzamenti dall’estero riguardo ai lavori creati da giovani registi indipendenti arrivano e si fanno sentire.
Il tuo genere è molto particolare, tra l’horror ed il grottesco, pensi che l’Italia sia aperta a questo genere oppure siamo ancora indietro?
Non siamo indietro, dobbiamo ricordarci le nostre origini: Fulci, Bava, Argento sono i maestri dello “spaghetti splatter” e hanno creato tempi addietro dei veri e propri cult, molte volte stroncati dalla critica Italiana ma osannati all’estero. Penso che un ritorno alle origini non possa che fare bene al cinema italiano, senza voler esagerare con effetti speciali “all’americana” (anche perché la differenza si vede) ma tornando all’artigianato cinematografico con scenografie costruite realmente ed effetti speciali meccanici. Siamo tra i più grandi artigiani del mondo, facciamoci valere!
Perché proprio l’horror e non la commedia?
Penso che esistano 3 cose difficili a livello cinematografico: spaventare, far ridere e far piangere. Per ora mi sto concentrando sulla paura, sulle mie paure più profonde raccontate come fiabe nere. Quando sarò sazio passerò sicuramente alla commedia anche se la mia più grande aspirazione è quella di raggiungere il livello drammatico.
Hai già ricevuto dei riconoscimenti importanti, cosa consiglieresti ad un giovane attore/regista che si affaccia al mercato?
Di credere in se stessi: sperimentare, sbagliare, modificare, prendere spunto dai grandi maestri di genere e divorare film; iparticolare però bisogna chiedersi: quella che sto per creare è una storia che vale la pena raccontare? Se la risposta è positiva allora metà del lavoro è fatto!
Da quante persone è composta la tua squadra, è importante lavorare in sintonia?
La mia squadra è composta quasi esclusivamente da “capi reparto”, all’incirca 10 persone, ognuno dei quali, in base alle mie indicazioni, genera idee e proposte per rendere al meglio l’esperienza visiva. La sintonia è molto importante, a mio avviso non bisogna essere esclusivamente esecutivi ma bisogna anche proporre e discutere per creare un prodotto con i fiocchi.
Parlando di attrezzatura, si può cominciare partendo dal basso oppure occorre investire molto inizialmente?
Dipende da cosa si vuole creare, alle volte basta un cellulare per girare un buon cortometraggio. Come dicevo prima bisogna essere sicuri della propria idea, senza quella base non si va da nessuna parte.
Quanto è importante per te il linguaggio fotografico, oltre che quello impresso in fotogrammi?
Sono ossessionato dalle simmetrie! Un collega, Carlo Trevisan, mi ha detto che ho una “regia molto fotografica” e che riesco a distinguermi. A molti potrebbe non piacere, ma per me è un gran complimento: significa che tutto sommato non sto proprio buttando via tempo ma riesco a creare prodotti riconoscibili nel vasto mercato indipendente.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ne ho molti, forse troppi: innanzitutto completare la saga horror che ha avuto inizio con “Drops” (di cui presto uscirà ufficialmente una versione Director’s Cut, ma non ditelo a nessuno). Il secondo capitolo, “Talk”, mi sta dando grandi soddisfazioni ma prima di girare il terzo episodio di “The Horror Comics Saga” prenderò una pausa dai miei progetti personali. A maggio inizierò le riprese di un nuovo horror di cui curerò la regia, su di una sceneggiatura firmata da Simone Menzio basata su un soggetto del produttore Alessio De Santis. Sarà una bella sfida sia a livello visivo che di mercato: non ho mai fatto una cosa del genere ma allo stesso tempo ho sempre sognato di farla: aspettavo la storia giusta e finalmente è arrivata!