LightWork Cafe’ #1- Intervista al Fotografo Alberto Raffaeli
Sono lieta di inaugurare la rubrica “LightWork Café”. Intervisteremo Fotografi emergenti e Fotografi già “emersi”, registi, artisti …
Passeggiando per la rete, frequentando gruppi fotografici, partecipando a workshop o, semplicemente, avendo conoscenze nel mondo dei “Fotografi” e della “Fotografia”, si riescono a intessere trame di “rapporti” interessanti e proficue. L’esperienza altrui è sempre qualcosa di prezioso da cui trarre insegnamento. Se poi quel qualcuno è anche capace di emozionare attraverso uno dei tanti linguaggi dell’Arte, riesce, non solo ad essere un punto di riferimento, ma ad assolvere ad un compito bene più elevato: parlare all’Anima.
La Fotografia, quando non ricade solo e meramente in un mix di tecnicismi vari, può riuscire a toccare le corde più profonde. In questo trovo assolutamente magistrale “l’occhio” di Alberto Raffaeli. Dico l’occhio, non la fotocamera … perché, anche se l’espressione è usurata, ha comunque un suo grande effetto: si scatta con gli occhi (col cuore … aggiungerei) e non con la fotocamera!
Ho avuto modo di “entrare” negli scatti di Alberto e … sono rimasta magicamente colpita. Il modo in cui ha catturato sguardi, sorrisi, scene di vita quotidiana durante i suoi tanti viaggi … è veramente unico. Quando guardi un suo scatto, hai davanti una foto che racconta, che trasmette emozioni … non un mero esercizio di stile. Oltretutto, mi ha colpito la grande umiltà con cui racconta di se e della sua esperienza …
Ho intervistato Alberto, che è stato carinissimo e gentile a sottoporsi alle mie domande. Lo ringrazio di vero cuore e … che dire?! Godetevi questa bellissima intervista e ammirate la selezione degli scatti che più lo rappresentano!
-Chi è Alberto Raffaeli e cosa sogna per il suo futuro?
Sono della classe 1959 e vivo a Chiaravalle, un paesotto in provincia di Ancona, dove svolgo la mia attivitá di commercio di materiali e attrezzature per industrie e artigiani. La laurea in Economia e Commercio é servita per addobbare la parete del mio studiolo.
Per il futuro… vediamo… visto che a questo punto dovrebbe essere piú breve del passato, cito il protagonista de “La grande bellezza” e dico che “non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”. Una cosa che mi va di fare é la fotografia, e confesso che avere qualche soddisfazione in questo ambito mi rende sempre felice.
-Tre aggettivi per descriverti :
affidabile , musone, razionale
-Quando e come è nata la tua passione per la Fotografia?
A 22 anni avevo una grande passione per il mare. Io e mia moglie Cinzia, a quel tempo la mia fidanzata, riuscimmo ad organizzare una vacanza alle Maldive. Mi dotai di una fotocamera subacquea. Al ritorno decine di amici si addormentarono davanti ad un’interminabile serie di noiose diapositive sui pesci.
Ma feci anche qualche foto in esterno: mi si aprí un mondo. Mi iscrissi subito al Circolo Fotografico AVIS di Chiaravalle dove fui iniziato dal maestro Manlio Moretti allo sviluppo e alla stampa del BN. Acquistai due fotocamere Contax, una per le diapositive e una per il BN, con set di obiettivi Zeiss, e nel 1986 allestii una camera oscura nel bagno di casa. In quel periodo ebbi un’intensa attivitá concorsaiola ricca di soddisfazioni. Nel 1989 nacque Cecilia, il bagno fu utilizzato per cambiare i pannoloni e io smisi di fotografare. Ventitre anni di pausa e poi il rientro a fine 2011, in piena era digitale.
In linea di massima, a parte l’aiuto iniziale a cui ho accennato sopra, posso dire di essere autodidatta.
-Quali sono i Fotografi (se ci sono) a cui ti ispiri e perchè?
Vorrei dire di non ispirarmi a nessuno, di seguire solo le mie idee. Mi rendo conto invece di essere influenzato da tutto ció che vedo. Nei primi anni mi imponevo di non studiare i grandi fotografi proprio per evitare questa influenza. Ora mi sono tranquillizzato e mi godo serenamente i capolavori dei maestri, tanto non ho piú la velleitá di diventare il fotografo piú originale della storia. I grandi li riconosco con facilitá e mi affascinano tutti. Faccio due nomi: Sebastiao Salgado e Alex Webb.
-Cosa è per te la Fotografia e cosa non è (o non dovrebbe essere)?
Fare fotografia é la capacitá di mettere quattro margini intorno a piccole porzioni significative della realtá, includendo gli elementi importanti e lasciando fuori il superfluo.
Oggi c’é molto la tendenza a raccontare con le serie fotografiche; sembra quasi che la foto singola abbia fatto il suo tempo. Io apprezzo chi si esprime con questi lavori, ma faccio parte della vecchia scuola e tutte le mie energie sono rivolte a realizzare la singola immagine. Gioisco quando riesco a raccontare qualcosa con un solo scatto. A volte succede.
-Tu svolgi un altro lavoro. Come riesci a conciliare lavoro e passione fotografica?
Ultimamente faccio foto quasi esclusivamente quando sono in vacanza. Avendo un lavoro che mi assorbe dalle 8 di mattina alle 7 di sera non ci sono tante alternative. Passo molte serate a selezionare e postprodurre, soprattutto di ritorno dai viaggi. Mi é capitato di realizzare dei piccoli progetti, un paio dei quali sono sfociati in mostre. In particolare il lavoro sullo scultore Adino Amagliani, con il quale ho collaborato per realizzare una mostra combinata di fotografia e scultura, ci ha dato grandi soddisfazioni.
http://www.albertoraffaeli.com/Digital-pics-2011/Adino/
-Gli scatti, che ho potuto ammirare nel tuo sito internet (http://www.albertoraffaeli.com/) , raccontano i tuoi affascinanti viaggi dal Senegal al Marocco, a Cuba … (e attendiamo gli scatti indiani). Mi ha colpito il fatto che non ti limiti semplicemente all’aspetto paesaggistico o naturalistico, ma che ti concentri molto sulla “componente umana”. Come avvengono questi scatti? Cerchi un contatto? Interagisci?
Conosco professionisti che partono per viaggi destinati a realizzare reportage fotografici. Vivono per 20 o 30 giorni a stretto contatto con i soggetti della loro indagine. Sarebbe questo il modo migliore per realizzare dei buoni reportage. Io mi devo adattare ai ritmi serrati della vacanza, che spesso avviene in gruppo. Quando posso instauro un fugace contatto con le persone che ritraggo, a volte mi limito a chiedere il permesso di scattare, altre volte faccio sfoggio di tutta la mia sfacciataggine e piazzo loro l’obiettivo in faccia.
-Le tue foto colpiscono a prima vista. Mi piace il modo in cui hai “catturato” sguardi, espressioni, sorrisi… sembra che tu abbia immortalato sentimenti ed emozioni. Come fai? Ma soprattutto, quali emozioni restano a te?
Se si vuole tirar fuori immagini di viaggio interessanti in primo luogo bisogna mantenere alta la concentrazione e vincere la pigrizia. Non ci si puó accontentare di un’inquadratura comoda o del taglio piú scontato; bisogna percorrere ogni possibilitá per cercare di realizzare uno scatto che risulti soddisfacente per il fotografo e di conseguenza interessante per il fruitore. Tutto ció fa sí che la vacanza te la godi di piú al momento della selezione e della lavorazione delle immagini al computer che sul posto; ma questo é uno scotto che bisogna pagare.
-Tra le tue tante Fotografie, hai una foto preferita? Perchè?
É sempre difficile scegliere il migliore dei propri figli.
Ho il privilegio di conoscere il grande Mario Dondero. Qualche giorno prima di Natale eravamo a pranzo insieme a casa della sua compagna Laura, a Fermo. Mostrai loro una trentina di stampe. Alla fine Mario mi chiese se gli potevo vendere una di queste fotografie che lui reputava di ottimo livello. Immaginate la mia felicitá a queste parole! Naturalmente gliela regalai seduta stante. Mi fido della sensibilitá di questo mito della fotografia e la propongo come mia foto piú importante: “Central Station, New York – 2012”
-Siamo un po’ più tecnici. Parlaci del tuo corredo fotografico e , in particolare, della tua attrezzatura in viaggio.
Quando ho ripreso a fotografare nell’era digitale mi é tornata in mente la pesante attrezzatura che ci portavamo dietro (mia moglie oltre che da modella faceva da sherpa): due borse piene di fotocamere, obiettivi, cavalletti, flash e accessori vari. Mi sono detto: mai piú questa schiavitú. Oggi giro con una Sony Mirrorless corredata di zoom 18-200 nella mano sinistra e nient’altro; 870 g. di peso. Questo é uno dei vantaggi del digitale.
-Quanto conta per te la Post- Produzione?
La post-produzione deve essere per la foto quello che un buon maquillage é per una donna: deve esaltare la bellezza senza farsi notare.
-Utilizzi i Social Network? Perchè?
Frequento Facebook. Devo dire che questo social é un ottimo mezzo per coltivare e condividere la nostra passione. Mi ha permesso di conoscere tante magnifiche persone sinceramente innamorate della fotografia. Su alcuni gruppi si riesce a parlare di fotografia piú di quanto non si riesca a fare nei circoli reali. Nel mio piccolo mi ha permesso anche di farmi conoscere. Pero’ bisogna fare attenzione a non strafare; si rischia di diventare antipatici.
-Quali difficoltà hai incontrato durante il tuo percorso fotografico finora (gioie e dolori)?
Devo dire che ho incontrato tante persone che hanno apprezzato le mie fotografie. Sono stato invitato ad allestire delle mostre e aiutato nella loro realizzazione, una piccolina addirittura negli USA. Mi sono stati pubblicati dei portfolio su riviste, sia online che cartacee.
A volte ci si imbatte in qualche incomprensione e si intuisce un filino di invidia, ma credo siano piccoli inconvenienti che accompagnano qualsiasi attività.
-C’è qualcosa che sogni “fortemente” di fotografare?
Come sempre si é attirati da quello che non é possibile fare. Mi viene in mente lo Yemen, che dovrebbe essere straordinario dal punto di vista degli spunti fotografici; purtroppo é chiuso al turismo, almeno per ora.
A prescindere dal luogo, sogno di fare un viaggio solitario con un progetto fotografico preciso, diciamo da professionista, non da turista. Ma non c’é nessuno che mi paga per questo, almeno per ora.
-Un consiglio per tutti coloro che amano la Fotografia …?
Fate le foto per voi, non per compiacere gli altri.
Gli scatti selezionati per voi da Alberto Raffaeli:
Falconara (pubblicata su annuario FIAF ) -1989
New York , Metropolitan Museum – 2012
Marocco, Bambini in attesa di entrare in classe – 2013
Senegal, Raccolta del frutto di baobab – 2014
Chiara Lux.