LightWork Cafè#5: Intervista a Ettone
È un piacere avere con noi uno degli artisti più creativi del momento: Ettone,
Da quanto tempo sei nel mondo della fotografia?
Professionalmente parlando da circa quindici anni e da quest’anno sono iscritto alla TAU Visual, una delle Associazioni Fotografiche Nazionali… A livello di passione, quindi diciamo a livello creativo, da circa venticinque. Ho iniziato con l’analogica che avevo dieci anni e poi mi son spinto nella fotografia creativa sposando fin da subito l’utilizzo dei primi programmi di post produzione come Photoshop 5.
Dove trovi le ispirazioni per i tuoi concept?
I casi sono due: nel primo mi vengono in mente in momenti di riflessione (alias prima di addormentarmi o direttamente in sogno, per non dire quando sono in “ufficio a svolgere delle pratiche importanti”…) e me li segno scarabocchiando su un moleskine; nel secondo nascono ispirandomi ad altri fotografi che osservo sui canali web (behance.net è molto valido) o sulle riviste di settore. Non ritengo che ispirarsi equivalga a rubare o a clonare l’idea di un altro anche perché sono fermamente convinto che se anche un fotografo si mettesse d’impegno nel voler rifare tale e quale una foto vista da un altro, otterrebbe comunque qualcosa di originale… Ogni fotografo ha un “occhio” fotografico personale che lo distingue dagli altri. Ben diverso è invece prendere la foto di un altro fotografo e spacciarla per propria, in quel caso ripristinerei la pena di morte.
Ci sono artisti che maggiormente influenzano i tuoi lavori?
Sì, ci sono stati, soprattutto agli inizi, degli artisti che mi hanno aiutato a trovare una strada stilistica e che mi hanno influenzato. Alcuni li seguo ancora oggi nonostante ormai il mio stile sia ben delineato. Seguo spesso anche registi e pittori. Adoro la pittura di Hopper e la qualità fotografica e scenografica nei film di Burton e Tarantino. A livello fotografico mi piace Silent View anche se lui è prettamente dark fashion mentre io adoro dare sempre un significato (un messaggio) alle mie creazioni.
Il tuo marchio di fabbrica sono le camicie, dicci di più su questo tuo particolare modo di “firmare” le foto…
Ho promesso che la risposta seria la darò solo quando vincerò l’Oscar… Quella semiseria, ma comunque vera, è che reputo molto più intrigante, elegante, sensuale e coinvolgente una donna vestita rispetto ad una donna nuda che, diciamocelo, toglie tutta “la fantasia”… Trovo che il nudo femminile sia scontato e allo stesso tempo difficile da ritrarre con “stile” pertanto ho da sempre preferito una figura “autoritaria” con una camicia di seta o di raso perché lucente e in grado di sposarsi bene con le mie atmosfere dark.
Parlaci dei tuoi incontri fotografici, quali sono i riscontri da parte del “pubblico”?
Beh, visto com’è andato il mese di febbraio in cui ne ho fatti tre direi che gli incontri stanno andando alla grandissima. Anni fa, quasi per gioco, ho accettato di presentare le mie foto, la mia post produzione e i miei concept in un gruppo fotografico di Torino… Da allora si sono susseguite richieste e serate un po’ in tutto il nord Italia (ultima richiesta addirittura dalla Sicilia)… Da alcuni Gruppi Fotografici ho ricevuto un tale affetto che l’anno successivo hanno voluto che fossi nuovamente “dei loro”… Per non ripresentare le mie foto ho ideato una serata ironicamente costruttiva dal titolo “Tutto quello che non dovresti sapere per fare belle foto” (sul mio sito ufficiale trovate maggiori info)… La serata, aperta a tutti, anche a chi fa solo foto con il cellulare ha avuto un tale successo che ora la sto facendo anche nelle sale comunali di alcuni paesi che vogliono avvicinare i giovani alla fotografia…
Qual è stato il concept più “difficile” da sviluppare?
Quello più difficile da sviluppare è quello che ho ancora in testa e che non sono ancora riuscito a realizzare (ma non ve lo dico). Più o meno hanno tutti una certa difficoltà o le loro problematiche, diciamo che in generale trovo molta difficoltà quando devo organizzare concept che richiedono la collaborazione di più persone… C’è sempre qualcuno che per un motivo o per l’altro da buca all’ultimo minuto facendo naufragare il progetto… Per questo motivo i concept che vorrei fare e che sono quelli più complessi non li ho ancora messi a punto.
Cosa ne pensi della tanto ormai fantomatica situazione: Photoshop sì , Photoshop no? E com’è secondo te la situazione in Italia?
Certe discussioni mi fanno ridere. Le ritengo alla pari di quelle fatte al bar dopo una partita di calcio… A livello professionale Photoshop è d’obbligo, punto! Un fotografo non può vendere una foto per scopi professionali di un certo livello senza farci anche solo un’equalizzazione con Photoshop. Se invece prendiamo quelli che pensano che Photoshop risolva per forza la situazione allora il discorso è diverso. Se fai una brutta foto in partenza quella foto resterà brutta… Io sono per l’uso di Photoshop nei suoi due lati più estremi: a livello “silente” ovvero per sistemare quelle piccolezze che disturberebbero l’equilibrio dell’immagine (tipo togliere un’antenna di troppo su un tetto o un bidone della spazzatura da una strada) oppure a livello pesante, da “digital artist”, in modo che si capisca che l’uso di di Photoshop è stato fatto apposta per creare un’opera d’arte con vita propria.
Qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?
Qualche progetto fotografico leggermente più “colorato” rispetto ai miei progetti classici ce l’ho in testa e vorrei trovare tempo e forze per portarlo in fondo… Mi sto addentrando nel mondo dell’arte e sono curioso di vedere se questa strada, al di là di alcune mostre già fatte, mi porterà qualche soddisfazione, ma soprattutto mi piace stare a contatto con la gente per cui spero che le serate prendano piede sempre di più… Chiamatemi!
Ti ringrazio per questa breve chiacchierata , concludi come preferisci…
Sono io che ringrazio te e Lightwork per questa piacevole e inaspettata intervista… Seguitemi sul sito ufficiale www.messaggisofisticati.com o sulla pagina facebook….
1 Response
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