La fotografia è morta
Ammettiamolo, la fotografia digitale ha cambiato molte cose rispetto alla fotografia analogica. Possiamo dire che la fotografia come la conoscevamo è morta.
Per prima cosa è cambiato il panorama delle persone abilitate a scattare fotografie e con l’accesso alla tecnologia necessaria. Una volta solo il fotografo di paese aveva accesso alle attrezzature adatte a fare fotografie di qualità e tutti noi eravamo relegati al classico 50mm di serie montato sulla reflex costosissima, dove mettevamo il rullino da 24 o 36 pose, correvamo a farlo sviluppare e pagavamo le stampe a caro prezzo.
Ma non pensate che ora sia solo l’accessibilità al mezzo fotografico il problema!
E’ vero che oggi chiunque può comprare una macchina fotografica e scattare foto. E’ vero che con i programmi di post-produzione si possono tirare fuori degli scatti stupendi. Ed è anche vero che tutte le informazioni su come fare le cose per bene sono molto più accessibili grazie a internet.
Quello che però viene spesso dimenticato è che la fotografia è un linguaggio universale di comunicazione e che, come tutti i linguaggi, ha una sua grammatica, una sintassi e un messaggio da veicolare. Può esprimere lo stato d’animo dell’autore, rappresentare qualcosa di bello e inusuale, può scandalizzare e istruire. E non tutti sono in grado di veicolare il loro pensiero in una rappresentazione bidimensionale che lo rappresenta.
Ma la fotografia, oggi, è morta.
Una fotografia è una immagine ottenuta tramite un processo di registrazione permanente e statica delle emanazioni luminose di oggetti presenti nel mondo fisico, selezionate e proiettate da un sistema ottico su una superficie fotosensibile. (Wikipedia)
Ai tempi della pellicola c’era comunque una parte importante di sviluppo e stampa che poteva alterare l’effetto finale di un negativo fino alla sua rappresentazione su carta fotografica. Ma c’era comuque un negativo da guardare. Il negativo era sì, la base da cui partire, ma era anche un oggetto reale, che potevi toccare, guardare e leggere, in controluce magari o su un tavolo luminoso, ma esisteva! Era tangibile! Era quello che avevi prodotto con lo sviluppo con i liquidi chimici.
Oggi abbiamo il RAW. Il negativo digitale. La copia delle informazioni lette dal sensore al momento dello scatto. Che però è più simile alla pellicola impressionata che al negativo sviluppato.
Quindi non è cambiato nulla? E’ cambiato davvero tutto… Perché la foto non ritoccata non esiste più. Non è questione di essere a favore o contrari alla post-produzione, la questione è che proprio non abbiamo più qualcosa da poter chiamare negativo, di tangibile e da poter osservare. Perché una sequenza di uno stream digitale non la posso guardare! Devo prima decodificarla. Devo trasformare questa sequenza di dati in qualcosa di osservabile a video.
Questa operazione di decodifica ha un nome esotico che riporta a Bisanzio, si chiama Demosaicizzazione. Perché i dati acquisiti devono essere trasformati dal codice informatico, che rappresenta un mosaico colorato, in una immagine.
E quindi, a seconda del software che useremo per visualizzare quel negativo, questo sarà dunque diverso nella sua rappresentazione reale. Non avremo una sua unica rappresentazione, ma molteplici, rendendolo quindi dinamico, e non statico e reale come una volta, proprio come accadeva con la pellicola impressionata ma non ancora sviluppata.
A questo punto, capite bene, esiste già una post-produzione, non decisa da noi. E per questo, sarete concordi con me, non ha senso parlare di scatti non toccati, in quanto la parte di decodifica e rappresentazione è già una modifica.
Il grosso vantaggio rispetto ad allora è che oggi, possiamo essere artefici del destino della nostra immagine! Abbiamo il potere di farla diventare come vogliamo, e se ci siamo sbagliati possiamo tornare indietro e riprovare, per un numero infinito di volte anche se, sempre più spesso, si vedono brutti esperimenti pubblicati con vanto, quando dovrebbero finire semplicemente nel cestino digitale del nostro computer.
Facciamo tutti uno sforzo di autocritica, cerchiamo di migliorare la situazione odierna dell’Arte fotografica! Rendiamo degne di essere conservate le nostre immagini… Se ci sforziamo tutti, sono convinto, riusciremo in questo intento.
La fotografia è morta, viva la fotografia!..
Vi sbagliate. Il negativo analogico è di fatto una foto non ritoccata.
Tra il raw e il negativo non vi sono differenze concettuali. Quindi non condivido la premessa.
Condivido invece il finale, l’invito a sviluppare i raw con più cura e di non esaltare le foto “non ritoccate”. Io per pigrizia, cerco di ottenere il massimo “on camera”, visto che nel foto ritocco sono lento e pieno di dubbi operativi.